Beethoven non fa più paura
Ci sarei voluto essere / Maggio 17, 2020

L’accesso al tempio della musica classica era da sempre riservato all’élite: per nascita, per istruzione, per presunzione. L’ingresso sembrava avvolto nella nebbia e nelle tenebre e più che un tempio assomigliava al castello kafkiano, fatto solo per disorientare e confondere e non per raggiungere. Ti scoraggiava perché sembrava lontano, antico, appunto, classico. Dovevi essere idoneo per poterlo avvicinare e attendere di entrare. Rimaneva comunque la sensazione di essere un po’ fuori posto perché era difficile già solo conoscere i nomi esatti degli strumenti, figuriamoci distinguere movimenti oppure prime e seconde viole.In ogni insegnamento la bravura del maestro non sta soltanto nella capacità di spiegare e coinvolgere ma soprattutto nel talento di regalare la propria conoscenza senza farla pesare come superiorità. È come dire “grazie”: tu perché mi ascolti, io perché tu mi parli. Spalancare il portone del sapere perché essere prescelti di conoscere significa non scegliere più ma condividere e gioire allo stupore altrui, alla meraviglia di qualcun altro nello scoprire che Beethoven non fa più paura.Ma la musica classica in grado di unire la storia (forte e spietata come la battaglia napoleonica di Hanau) e la poesia delicata ed esile di Emily Dickinson non è classica perché non più…