Viktor Chukarin

Novembre 12, 2021

L’Unione Sovietica debutta nei Giochi Olimpici nel 1952, a Helsinki. La delegazione è composta di 295 persone che vincono in totale 71 medaglie (22 d’oro, 30 d’argento e 19 di bronzo). Conquistano il 2°posto nel medagliere generale, dietro solo agli Stati Uniti che si aggiudicano 76 medaglie (31 arrivano dall’atletica leggera contro le 17 dell’Unione Sovietica).

Ma è grazie alla ginnastica – 9 ori, 11 argenti e 2 bronzi – che l’Unione Sovietica spicca il volo, libra nell’aria e volteggia. Sicura, determinata, rigida e poco allegra.

(C’è ancora poco da sorridere. La Seconda guerra mondiale, finita da 7 anni, costò oltre 25-27 milioni di vittime. I danni materiali ammontano al 30 % delle ricchezze nazionali dell’URSS e sui territori che sono stati occupati dai nazisti anche fino al 66%.  Negli Stati Uniti invece dal 1939 al 1945 il prodotto interno lordo è cresciuto del 70%.)

La ginnastica maschile nel 1952 conta 8 specialità e Viktor Chukarin ne vince 4, arrivando secondo anche alle parallele e agli anelli.

Ha più di 30 anni e anche per gli standard dell’epoca è un’età in cui non è facile vincere. Ma lui non è per le imprese facili, solo per quelle impossibili.

Undici anni prima, nel mese di giugno del 1941 scoppia la Grande Guerra patriotica e Viktor parte per il fronte come volontario. Cade prigioniero di guerra già nell’autunno del 1941 così da conoscere gli orrori di ben 17 campi di prigionia nazisti, tra cui anche Buchenwald.

Gli ultimi giorni della prigionia Viktor li passa su una nave dove i nazisti caricano i prigionieri per ucciderli prima dell’arrivo delle truppe alleate. La nave viene portata in mare aperto con gli esplosivi attaccati, da poter farli funzionare appena la nave si allontana a distanza sicura dalla riva. Ma il meccanismo si danneggia e la nave viene liberata dalle truppe britanniche.  

Viktor fa ritorno a casa solo nell’autunno 1945 talmente debilitato da pesare appena 40 chili (!!), e sua madre lo riconosce solo per la cicatrice sulla testa.

Lascia alle spalle i quattro anni sopravvissuti nelle condizioni a dir poco disumane, ricordando tuttavia gli esercizi ginnici che facevano i soldati tedeschi. Sottolineava sempre che i tedeschi sono stati i miglior ginnasti prima della guerra.

Come se non bastasse, susseguono le verifiche umilianti e mortificanti per accertare la veridicità delle sue vicissitudini da parte della polizia segreta dell’Unione Sovietica. Gli viene negato il passaporto interno e senza documenti non riesce a riprendere subito l’attività sportiva presso l’Istituto di Educazione Fisica.

Chukarin si dedica anima e corpo alla ginnastica così da essere in grado, progressivamente, di riacquistare la necessaria tonicità muscolare e ad affinare la tecnica per competere nelle singole specialità. Studia e lavora di giorno e la sera, nelle palestre spesso non riscaldate, sfida sé stesso e ogni previsione ragionevole.

Alle medaglie vinte a Helsinki aggiunge, due anni dopo, altre 3 medaglie d’oro e un bronzo al campionato mondiale a Roma, confermandosi il ginnasta più forte del periodo anche (e soprattutto) nella competizione individuale.

Ma non contento, punta ancora sui Giochi Olimpici – Melbourne, Australia, 1956. Ripete spesso: “Ho perso quattro anni nei campi di concentramento, devo assolutamente recuperarli”.

A 35 anni vince, vince e vince. Melbourne lo proclama il campione con ben 3 ori, un argento e un bronzo.

Conclusa l’attività sportiva agonistica nel 1956, Chukarin diventa l’allenatore della Squadra nazionale sovietica, successivamente si dedica alla preparazione giovanile e alla promozione della ginnastica anche per i bambini più piccoli, sottolineando la necessità di tenersi in esercizio costante in qualsiasi età.

Si spegne il 25 agosto 1984, a pochi mesi dal compimento dei 63 anni, proprio a conclusione delle Olimpiadi di Los Angeles 1984 che non avevano visto la partecipazione degli atleti sovietici dopo 8 edizioni consecutive.

Nel 2020 in Russia si inaugura la mostra itinerante dal titolo “Il paese degli eroi”. La rappresentazione della vita degli atleti che hanno dimostrato l’eccellente forza d’animo ed incommensurabili capacità nelle situazioni complesse e disagevoli. Il formato fumetto dà quella spontaneità che ti permette di entrare nel vivo nelle storie sì che motivanti. La storia di Viktor Chukarin ne fa parte.

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